Iniziativa popolare federale

Per la protezione
dei diritti umani e sanzioni contro i crimini di guerra

Perché questa iniziativa? 

La Svizzera si fonda su principi di neutralità, pace e rispetto del diritto. Ma la neutralità non deve servire da pretesto per eludere le proprie responsabilità. Quando crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani vengono commessi in modo sistematico, la Svizzera ha il dovere morale e giuridico di reagire. 

Questa iniziativa popolare nasce dalla volontà dei cittadini di chiedere alla Confederazione di adottare sanzioni concrete contro le persone fisiche e giuridiche responsabili di crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani, ovunque si trovino. 

La nostra proposta si basa sul rispetto del diritto internazionale umanitario, sulla protezione delle popolazioni civili e sull’esigenza di coerenza etica nella politica estera svizzera. Chiediamo che la Svizzera non resti indifferente di fronte a evidenze documentate di genocidio, occupazione illegale o uso sistematico della violenza contro civili. 

L’iniziativa vuole rafforzare il ruolo della Svizzera come attore responsabile e credibile nella comunità internazionale, promuovendo la giustizia e la pace attraverso strumenti legali e pacifici: sanzioni mirate di tipo economico e restrizioni individuali. 

La Svizzera ha sempre messo la protezione dei diritti umani al centro della propria politica estera. La neutralità non deve essere vista come un’opportunità per rimanere indifferenti di fronte a crimini gravi, ma come un valore che ci impone di intervenire per fermarli. 

Cosa si intende per crimini di guerra? 

Con crimini di guerra si intendono le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nel contesto di un conflitto armato, così come definite dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, dai Protocolli aggiuntivi e dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.
Questi crimini includono, tra l’altro: 

  • Attacchi deliberati contro civili o obiettivi civili (scuole, ospedali, abitazioni) 
  • L’uso eccessivo della forza o armi proibite (come il fosforo bianco) 
  • Punizioni collettive, deportazioni forzate o blocchi umanitari 
  • Uccisioni extragiudiziali e torture 
  • La distruzione intenzionale di infrastrutture civili essenziali 

Questi atti sono vietati dal diritto internazionale, anche in assenza di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La Svizzera, in quanto depositaria delle Convenzioni di Ginevra, ha una responsabilità particolare nel promuovere il rispetto di questi principi fondamentali. 

Argomenti


1.
Un’iniziativa per non essere complici 

Di fronte a crimini gravi come la distruzione sistematica di città, la morte di migliaia di civili e l’uso della fame come arma di guerra, la Svizzera non può rimanere spettatrice. In quanto Stato che si fonda sulla protezione della dignità umana, del diritto e della pace, ha il dovere di agire. 

Questa iniziativa chiede che la politica estera della Confederazione sia coerente con i suoi valori e con gli obblighi previsti dal diritto internazionale. La neutralità svizzera non deve essere un alibi per l’inazione, ma uno strumento per promuovere attivamente il rispetto del diritto umanitario e dei diritti umani. 

L’obiettivo è creare uno strumento stabile ed efficace che permetta alla Svizzera di applicare sanzioni mirate contro le persone fisiche o giuridiche responsabili – o che traggono vantaggio – da gravi violazioni del diritto internazionale. 


2.
La Svizzera come promotore della giustizia internazionale 

La Svizzera ha storicamente giocato un ruolo cruciale nell’ambito della diplomazia internazionale e del diritto umanitario. Tuttavia, In un contesto globale in cui gravi violazioni vengono spesso commesse nell’impunità, è fondamentale che la Svizzera non si limiti a condanne verbali, ma agisca in modo concreto contro le persone e le entità responsabili di crimini di guerra. Solo così può rafforzare la sua credibilità come promotrice della pace, della giustizia e dei diritti umani.

Fonti: 


3.
Le sanzioni come strumento efficace per fermare i crimini 

Le sanzioni mirate – cioè rivolte contro persone fisiche e giuridiche – sono uno strumento efficace per combattere l’impunità. Quando utilizzate in modo mirato e proporzionato, esse possono contribuire a interrompere le gravi violazioni del diritto internazionale, impedendo ai responsabili di continuare le loro attività o di trarne profitto. 

Le sanzioni individuali sono sempre più adottate a livello internazionale per contrastare i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e le gravi violazioni dei diritti umani. 

Fonti: 


4.
Il genocidio come accusa giuridica formale: il caso palestinese 

Questa iniziativa non si rivolge contro una specifica nazione o popolo, né adotta una posizione ideologica o partigiana. Si fonda esclusivamente sul rispetto del diritto internazionale e sull’impegno a contrastare l’impunità in presenza di gravi violazioni.

Il riferimento a casi concreti, come il conflitto in corso nella Striscia di Gaza, è necessario per dimostrare l’urgenza di strumenti efficaci di prevenzione e giustizia. 

La Svizzera, in quanto Stato parte della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948), ha un obbligo giuridico internazionale a prevenire e punire atti di genocidio, nonché a non esserne complice in alcun modo. 

Il 21 maggio 2024, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, accusandoli di: 

  • Crimine di guerra: uso della fame come metodo di guerra, privando intenzionalmente la popolazione civile di Gaza di beni essenziali come cibo, acqua, medicine, carburante ed elettricità; 
  • Crimini contro l’umanità: omicidio, persecuzione e altri atti inumani, nell’ambito di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile; 
  • Attacchi intenzionali contro civili: responsabilità penale per attacchi diretti contro la popolazione civile in qualità di superiori civili. 

La Corte ha respinto le obiezioni sulla propria giurisdizione e ha ritenuto vi siano fondati motivi per procedere penalmente. 

Il 26 gennaio 2024, anche la Corte Internazionale di Giustizia (CIJ) ha accolto il ricorso presentato dal Sudafrica contro Israele per possibili atti di genocidio nella Striscia di Gaza. Pur senza pronunciarsi ancora nel merito, la Corte ha riconosciuto l’esistenza di un rischio plausibile di genocidio, ordinando misure provvisorie immediate per: 

  •  Prevenire atti di genocidio; 
  • Garantire l’assistenza umanitaria; 
  • Proteggere e conservare le prove dei crimini. 

La Corte ha preso atto di diversi elementi che potrebbero rientrare nella definizione di genocidio secondo l’articolo II della Convenzione:

  •  Le condizioni di vita imposte deliberatamente alla popolazione civile; 
  • L’elevato numero di vittime tra i civili, in particolare bambini; 
  • Le distruzioni sistematiche di ospedali, scuole, abitazioni e infrastrutture essenziali; 
  • Le dichiarazioni pubbliche di incitamento all’odio e all’annientamento da parte di rappresentanti ufficiali.

Secondo fonti autorevoli come UNICEF, Amnesty International e Save the Children, migliaia di bambini sono stati uccisi, mutilati o feriti dai bombardamenti, spesso in assenza di obiettivi militari nei paraggi. L’ingresso degli aiuti umanitari è stato sistematicamente ostacolato o impedito, e numerose testimonianze indipendenti riportano attacchi a panifici, magazzini di grano, convogli umanitari e ospedali. 

I pochi medici rimasti operano in condizioni disperate, spesso senza anestesia, senza luce, senza medicine, mentre giornalisti e sopravvissuti riportano scene di bambini amputati, famiglie intere cancellate e corpi sotto le macerie. Tutti questi elementi, ormai ampiamente documentati, indicano una violenza organizzata, sistematica e deliberata. 

In questo contesto, la Svizzera non può restare neutrale di fronte all’impunità. È chiamata ad adempiere i suoi obblighi internazionali attraverso strumenti legali e pacifici, come le sanzioni mirate contro chiunque, in posizione di comando, sia responsabile di gravi violazioni del diritto internazionale. 


Le immagini relative a questi crimini sono disponibili per coloro che desiderano approfondire e vedere le prove dirette delle atrocità documentate. 


5.
Altri esempi attuali di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani

Oltre al caso palestinese, che ha scosso le coscienze internazionali, numerosi altri contesti nel mondo mostrano quanto sia urgente e necessario un meccanismo indipendente, trasparente e coerente di sanzioni, capace di reagire in modo imparziale di fronte ai crimini più gravi. 

Tra i casi più documentati: 

Myanmar (Rohingya)
Nel 2017, un’inchiesta ONU ha concluso che l’esercito birmano ha commesso “massacri diffusi e sistematici” e violenze sessuali contro i Rohingya con intento genocida. A novembre 2024 la CPI ha richiesto un mandato di arresto per il comandante Min Aung Hlaing

Ethiopia (Tigray)
Rapporti congiunti dell’ONU e dell’Ethiopian Human Rights Commission del 2021–2022 hanno riscontrato torture, stupri di massa, crimini contro l’umanità e il blocco dell’aiuto umanitario. Amnesty ha documentato l’uso dello stupro come arma di guerra da più attori .

Cina (Xinjiang)
Organismi ONU e ONG internazionali hanno denunciato repressione, internamenti di massa, sterilizzazioni forzate e lavoro coatto contro gli Uiguri, configurando crimini contro l’umanità.

I casi citati sono documentati da rapporti ONU o procedimenti CPI; la legge si applicherebbe a chiunque sia responsabile di crimini analoghi.

Questi esempi illustrano con forza un principio chiave dell’iniziativa: 
la Svizzera deve adottare una politica imparziale e coerente di sanzioni contro chiunque commetta crimini di guerra o gravi violazioni dei diritti umani, senza eccezioni e senza doppi standard. 
Il criterio non è culturale, politico o religioso: è giuridico, etico e universale. 


6.
La responsabilità della Svizzera
nell’applicazione delle sanzioni 

In quanto membro delle Nazioni Unite e promotrice di principi morali universali, la Svizzera ha la responsabilità di garantire che la propria politica estera sia coerente con i diritti umani e con il diritto internazionale. 

Introdurre un sistema svizzero di sanzioni contro persone fisiche e giuridiche responsabili di crimini di guerra o gravi violazioni dei diritti umani significa inviare un segnale forte sulla posizione etica della Confederazione all’interno della comunità internazionale. La neutralità non può tradursi in indifferenza: rimanere passivi di fronte a crimini gravi equivale a tollerarli. 

La Svizzera non può limitarsi a condanne verbali. Deve utilizzare strumenti legali e pacifici – come le sanzioni mirate – per rafforzare il rispetto del diritto internazionale. 

  • Articolo 1 della Costituzione svizzera: «La Confederazione promuove la coesione interna e la solidarietà; garantisce la protezione dei diritti fondamentali e favorisce la democrazia e la libertà». 
  • Trattati internazionali: La Svizzera è vincolata agli obblighi derivanti dalle Convenzioni di Ginevra, dallo Statuto di Roma e dalla Convenzione sul genocidio, che prevedono anche obblighi di prevenzione e punizione. 
  • Ginevra come sede del diritto internazionale: La Svizzera ospita alcune delle principali istituzioni internazionali per i diritti umani, tra cui l’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani (OHCHR) e il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).
    Questa posizione le conferisce una responsabilità particolare nel dare il buon esempio. 


7.
La Svizzera come esempio di leadership nella giustizia globale 

Attraverso l’adozione di questa iniziativa popolare, la Svizzera potrebbe rafforzare il suo ruolo di leader nel promuovere la giustizia internazionale, mostrando che le azioni concrete possono essere intraprese anche da nazioni piccole ma influenti. 

Effetti concreti dell’iniziativa

1.
Applicazione delle sanzioni economiche e diplomatiche 

Se l’iniziativa dovesse essere accettata, la Svizzera adotterà un meccanismo indipendente e vincolante per imporre sanzioni economiche e diplomatiche contro persone fisiche e giuridiche responsabili di gravi crimini di guerra o violazioni dei diritti umani. Le misure potranno includere: 

  • Congelamento di beni e capitali in Svizzera 
  • Divieti di ingresso e soggiorno 
  • Esclusione da appalti, partenariati e trattative diplomatiche 
  • Restrizioni commerciali e finanziarie mirate 

Questo approccio non punisce interi popoli o governi in blocco, ma si concentra esclusivamente sui responsabili identificati, sulla base di prove concrete, nel rispetto del diritto. 

2.
Riconoscimento delle violazioni 

L’accettazione dell’iniziativa comporterebbe il riconoscimento formale da parte della Svizzera delle gravi violazioni dei diritti umani in conflitti internazionali, inclusi crimini di guerra e genocidio già oggetto di indagini e decisioni da parte di tribunali internazionali. Questo segnale rafforzerebbe la posizione etica della Svizzera nella comunità globale e la sua determinazione a non essere complice dell’impunità. 

3.
Maggiore coerenza nella politica estera 

La politica estera svizzera diventerebbe più coerente con i principi di giustizia e diritti umani che da sempre caratterizzano il paese. Con l’introduzione di sanzioni, la Svizzera non si limiterebbe a condannare verbalmente i crimini, ma adotterebbe misure concrete per fermarli. 

4.
Rafforzamento della posizione della Svizzera nella comunità internazionale 

L’adozione dell’iniziativa rafforzerebbe la posizione della Svizzera come leader nella difesa dei diritti umani e nella promozione della giustizia internazionale, dimostrando che anche le nazioni neutrali possono svolgere un ruolo attivo nella protezione delle popolazioni civili. 

Con un impegno concreto, la Svizzera potrebbe ispirare altri Stati ad adottare misure analoghe contro l’impunità. 

5.
Impatti sul sistema giuridico e sulla diplomazia 

L’accettazione dell’iniziativa implicherebbe una revisione delle normative svizzere in materia di politica estera e giuridica, con una maggiore enfasi sull’applicazione di sanzioni mirate contro i responsabili di crimini di guerra. Le autorità svizzere potrebbero collaborare con altre istituzioni internazionali, come l’ONU, per l’attuazione delle sanzioni. 

6.
Guardando al futuro 

Sostenere questa iniziativa significa anche riaffermare un principio fondamentale: la neutralità non è indifferenza. È la scelta di difendere la giustizia e la dignità umana. In futuro, quando si analizzeranno le crisi e le tragedie del nostro tempo, la Svizzera potrà essere ricordata come una nazione che ha avuto il coraggio di agire. 

7.
Esempi di sanzioni già adottate e la necessità di uno strumento vincolante 

In passato, la Svizzera ha applicato sanzioni mirate contro regimi che violano gravemente i diritti umani e il diritto internazionale, tra cui: 

  • Iran: sanzioni economiche e finanziarie per il programma nucleare e violazioni dei diritti umani. 
  • Corea del Nord: misure restrittive per il programma nucleare e attività militari illegali. 
  • Sud Africa durante l’apartheid: embargo economico e limitazioni diplomatiche per combattere la segregazione razziale. 
  • Russia: sanzioni economiche e diplomatiche per le azioni militari in Ucraina. 

Tuttavia, queste misure sono state spesso adottate in modo discrezionale e non sempre coerente, lasciando spazio a doppi standard e ritardi nell’intervento. 

L’iniziativa propone di creare uno strumento legale chiaro, vincolante e imparziale che obblighi la Svizzera ad applicare sanzioni contro i responsabili di crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani senza eccezioni o influenze politiche, garantendo così coerenza, trasparenza e efficacia. 

In breve

Cosa chiede questa iniziativa? 

Che la Svizzera applichi sanzioni mirate contro persone fisiche o giuridiche responsabili di crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani, anche in assenza di decisioni vincolanti da parte dell’ONU. 
Non si tratta di punire interi Stati, ma di colpire i colpevoli: leader politici, militari, aziende o gruppi coinvolti in crimini. 

Perché è importante? 

Oggi molti responsabili di atrocità restano impuniti. In alcuni conflitti, vengono commessi atti gravissimi — come pulizie etniche, torture, fame usata come arma — senza che i colpevoli subiscano conseguenze. La Svizzera, che si presenta come Paese neutrale e difensore dei diritti umani, non può restare in silenzio. 

Cosa cambierebbe se questa iniziativa
venisse accettata?

  1. Sanzioni concrete: sospensione di cooperazione scientifica, culturale, militare, educativa o economica, e di qualsiasi attività che possa contribuire al finanziamento, al riciclaggio di fondi o al supporto logistico di persone, autorità statali o persone giuridiche direttamente coinvolte in gravi crimini internazionali.
  2. Maggiore coerenza: la Svizzera sarà più coerente con i propri valori, non giudicherà in base a interessi politici o economici, ma in base ai fatti e al diritto. 
  3. Protezione delle persone: L’iniziativa aiuterà a fermare la violenza contro i civili e a proteggere le persone innocenti nei conflitti. 

Che cosa puoi fare tu? 

Puoi fare la differenza. La tua firma è un primo passo verso la giustizia e i diritti umani. È un messaggio chiaro: basta complicità, basta silenzi. Con un gesto semplice, possiamo cambiare la storia. 

Il testo completo

 INIZIATIVA POPOLARE FEDERALE 

«Per la protezione dei diritti umani e sanzioni contro i crimini di guerra» 

Il testo è in fase di validazione giuridica

 Comitato promotore Voce per la Pace 
Contatto: info@voceperlapace.ch 
Sito web: voceperlapace.ch 

FAQ

  1. Cos’è questa iniziativa popolare?
    Questa iniziativa chiede che la Svizzera imponga sanzioni mirate contro individui, aziende o organizzazioni responsabili di gravi violazioni del diritto internazionale, come crimini di guerra o atti di genocidio. Le sanzioni potranno essere applicate anche in assenza di una decisione vincolante dell’ONU.
  2. Perché la Svizzera dovrebbe imporre sanzioni?
    Perché molti crimini gravi contro i civili restano impuniti. La Svizzera ha una lunga tradizione di difesa dei diritti umani e della neutralità attiva. Non può limitarsi a parole: deve agire concretamente contro chi commette atrocità.
  3. Chi verrebbe colpito dalle sanzioni?
    capi militari, funzionari, aziende, gruppi armati o enti economici responsabili di crimini di guerra o gravi violazioni dei diritti umani. Le sanzioni non colpiscono interi Stati o popolazioni, ma solo i veri responsabili.
  4. Le sanzioni funzionano davvero?
    Sì, se sono mirate e ben applicate, le sanzioni possono bloccare flussi economici, impedire la circolazione internazionale dei colpevoli, e mandare un segnale forte. Sono già state usate in passato, ad esempio contro gli oligarchi russi, le aziende legate al regime siriano o i leader del Myanmar.
  5. Come posso contribuire all’iniziativa?
    Firmando il modulo e aiutando a raccogliere altre firme. Ogni firma serve per portare l’iniziativa al voto popolare e rendere la Svizzera più coerente con i suoi valori.
  6. Quali sono le implicazioni legali per la Svizzera se l’iniziativa viene accettata?
    La Svizzera dovrà creare una base legale chiara per applicare sanzioni in modo trasparente, proporzionato e coerente, rafforzando anche la cooperazione con organizzazioni internazionali e altri Paesi.
  7. Questa iniziativa riguarda solo alcuni conflitti specifici?
    No. Si applica a tutti i casi in cui siano accertate gravi violazioni del diritto umanitario. L’iniziativa non nomina nessun paese in particolare, ma può riguardare situazioni come quelle in Palestina, Siria, Ucraina, Sudan e altri conflitti attuali o futuri.
  8. Questa iniziativa potrebbe danneggiare l’economia svizzera?
    No. Le sanzioni previste dall’iniziativa sono mirate e colpiscono solo persone fisiche o giuridiche responsabili di gravi crimini, non interi Paesi o settori economici. La Svizzera ha un’economia solida, diversificata e capace di adattarsi. Difendere i diritti umani rafforza la reputazione del nostro Paese nel mondo e può favorire nuovi partenariati internazionali basati sulla fiducia e sui valori condivisi.
  9. Posso vedere delle prove delle violazioni di diritti umani di cui si parla?
    Sì. Organizzazioni come l’ONU, Amnesty International, Human Rights Watch e la Croce Rossa hanno pubblicato rapporti dettagliati con prove, immagini, testimonianze e analisi giuridiche.
  10. Come verranno applicate le sanzioni?
    Attraverso strumenti come il congelamento di beni, l’esclusione da attività economiche, restrizioni sui visti e altre misure giuridiche e amministrative. Le autorità svizzere coordineranno con organismi internazionali per garantire efficacia e legittimità.
  11. Quali sono le conseguenze politiche per la Svizzera?
    L’applicazione di sanzioni mirate non comprometterà la neutralità della Svizzera, ma rafforzerà la sua coerenza con i principi di diritto e diritti umani. La Svizzera potrà continuare a promuovere il dialogo e la mediazione, mantenendo buone relazioni diplomatiche e una reputazione forte sulla scena internazionale.
  12. Come possiamo assicurarci che le sanzioni siano giuste e mirate?
    L’iniziativa prevede criteri chiari e l’obbligo di motivare ogni misura. Le sanzioni saranno basate su fatti oggettivi, documentati e verificati. È previsto anche un meccanismo di monitoraggio indipendente.
  13. Chi decide se l’iniziativa viene accettata?
    I cittadini svizzeri. Dopo la raccolta di almeno 100.000 firme, l’iniziativa sarà sottoposta a voto popolare.
  14. Come faremo a sapere se la legge verrà applicata correttamente?
    Il comitato promotore propone la creazione di un Osservatorio nazionale indipendente, che includa esperti, ONG e rappresentanti della società civile. Questo organismo controllerà l’attuazione delle sanzioni, pubblicherà rapporti e denuncerà eventuali doppi standard o omissioni.